Io, il Milan, la Fiorentina e un desiderio: “Chiederò la maglia a Ibra”

Patrick Cutrone sfida per la prima volta la squadra che lo ha fatto crescere e debuttare in serie A. È l’occasione per raccontarsi e spiegare perché pensa di aver già vissuto tre vite…

Fabrizio Salvio22 febbraio – 12:04 – MILANO

Patrick Cutrone, 22 anni, in Serie A ha giocato 63 partite con il Milan (13 gol) e 5 con la Fiorentina

L’incontro comincia sotto infausti presagi. Patrick Cutrone arriva all’appuntamento in ritardo, stanco e nervoso per il prolungarsi delle cure mediche a una caviglia malconcia. Fa in tempo a sedersi e la situazione peggiora: Andrea e Nicolò, gli amici del cuore venuti a Firenze per passare una settimana con lui, gli comunicano giulivi di aver dato da mangiare al cane Arno (sì, il nome è un omaggio al fiume che bagna la città) prima di uscire di casa. “Ma no, che avete fatto?! Aveva già mangiato, ha due mesi, deve fare pasti regolari se non diventa troppo grosso, anzi grasso!”. Ahia.Commenta per primo

Stai a vedere che oggi finisce male. Invece improvvisamente il centravanti arrivato a gennaio alla Fiorentina torna il ragazzo che tutti hanno sempre descritto: solare e alla mano. E proprio da qui, dalla presa di coscienza di sé, parte questa intervista.SERIE AFiorentina0-01°TMilan

Cosa è rimasto del Patrick di Parè, la frazione di Colverde, provincia di Como, dove è cresciuto?
“Tutto. È rimasto il Patrick sorridente, generoso, disponibile con tutti. In campo, lo stesso: sono quello di una volta, orgoglioso di giocare a calcio”.

Ha 22 anni appena. Si rende conto di aver già vissuto tre vite? Milan, Inghilterra, il ritorno in Italia. Quando guarda i suoi amici e coetanei, invidia la loro spensieratezza di studenti o dice: rispetto a voi sono già uomo?
“Io mi ritengo molto fortunato: faccio la cosa – non riesco a chiamarlo lavoro – che amo di più al mondo. Uno può pensare alla noia degli alberghi e dei ritiri, ma anche questo è il bello del calcio. Io ne sono innamorato pazzo”.

Rimpianti? Avrebbe potuto studiare e divertirsi di più e meglio?
“Studiare, ho studiato. Ho preso il diploma allo Scientifico. I miei hanno battuto molto sulla necessità che avessi un pezzo di carta in mano. Al momento pensi “che palle”, poi capisci che hanno ragione. Non è bello far vedere che non hai una cultura, non sei in grado di dire due parole insieme”.

Oggi ha tempo e voglia di leggere un libro?
“Sono sincero: adesso ne sto leggendo uno. Me l’ha regalato la mamma della mia ragazza. Si intitola Momenti di trascurabile felicità, parla di quel che ti può capitare nell’arco di una giornata e metterti di buon umore, rasserenarti, e tu neanche te ne accorgi. Mi sta prendendo”.

Ricorda il suo primo pallone?
“Sì. In realtà me lo ricorda mia nonna, che mi portava al parco a giocare. Mi racconta che quella palla era più grande di me, ma che io non avevo paura di calciarla”.

E le prime partite?
“Nel giardino di casa di Andrea, alle sue feste di compleanno. Il padre aveva piazzato una porticina ed erano tornei infiniti, due contro due”.

E come esultava, allora, quando faceva gol?
“Un po’ sfottevo Andrea, che giocava contro. Più avanti, nella squadra dell’oratorio, mi facevo abbracciare da tutti i compagni oppure correvo intorno al campo”.

Chi è stato il suo idolo calcistico?
“Non ne avevo uno in particolare. Mi piaceva un sacco Van Persie, fenomenale. Poi Drogba, Inzaghi… Di Van Basten ho visto i video, perché me ne hanno parlato tanto”.

A 8 anni arriva al Milan dopo un provino all’Inter in cui segnò otto gol. Ha mai saputo perché i nerazzurri non la presero?
“Quel giorno eravamo tantissimi. Alla fine mi dissero ‘Ti richiameremo sicuramente’, invece non seppi più nulla. Poi feci un provino al Monza, e quella soluzione mi stava bene. Ma quando arrivò la chiamata del Milan non ci pensai un attimo. Al provino segnai quattro gol: bastarono per essere preso. In realtà mi avevano già preso”.

Chi è stato il suo primo allenatore in rossonero?
“Roberto Lo Russo. Sono più legato a Luigi Rampoldi, che mi ha scoperto e portato al Milan. Lo sento ancora. Ha una certa età, gli voglio un sacco di bene e, più che parlare di me, voglio sapere di lui”.

A chi altri deve dire grazie nel calcio?
“Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno aiutato a crescere, in qualsiasi modo lo abbiano fatto. Walter De Vecchi e Italo Galbiati sono stati molto importanti. Al primo anno di Milan De Vecchi mi diceva: ‘Per calciare meglio la palla, devi posizionarti in maniera diversa col corpo. Fai come ti dico e vedrai che sarà tutto diverso’. Tempo due mesi e colpivo il pallone come mai prima”.

Com’è andata davvero con Rino Gattuso, che l’ha allenata in prima squadra?
“È stato un bel rapporto. Siamo due persone vere, che si dicono le cose in faccia. Una volta, a Bologna, mi sostituì e borbottai: il giorno dopo gli chiesi scusa. L’ultimo periodo mi fece giocare di meno, ma non mi va di parlarne. Ha dimostrato di tenerci a me, in allenamento mi stava dietro, mi diceva dove migliorare. Su questo non posso dir niente”.

Esordio in A il 21 maggio 2017: se chiude gli occhi qual è la prima cosa che le viene in mente?
“Era l’ultima in casa di campionato, contro il Bologna. Lo stadio era pienissimo. Era da un po’ che aspettavo di esordire. Sul 2-0 ho iniziato a sperare, ma mister Montella non mi faceva scaldare. Quando mancava poco alla fine mi disse: “Vai, preparati”. Mi sono emozionato un sacco. Non vedevo l’ora di entrare e spaccare il mondo. Iniziai a correre su e giù lungo la linea laterale, avrò fatto 6 chilometri in dieci secondi. Entrai che mancava pochissimo alla fine, ma bastò per rendere quei momenti indimenticabili: giocavo finalmente nello stadio dei miei sogni, con tutta quella gente che mi guardava”.

Stasera, per la prima volta da quando lo ha lasciato, giocherà contro il suo Milan: cosa vuol dire?
“Forse è meglio che succeda a Firenze, piuttosto che a San Siro. È una squadra cui tengo ancora tantissimo. Sarà bello incontrare i miei vecchi compagni e i tifosi, che mi hanno sempre fatto sentire il loro affetto”.

Perché, secondo lei? Solo perché è cresciuto con la maglia del Milan addosso?

“Io penso che i tifosi rappresentino una gran parte del calcio. Senza di loro sarebbe tutto meno bello. Perciò ho sempre cercato di dar tutto quello che avevo: per la maglia e per loro che ti sostengono”.

A fine partita chiederà la maglia a Ibra?
“Sarebbe bello. È Ibra, non c’è bisogno di dire altro”.

Perché ha detto sì alla Fiorentina?
“È una squadra che mi ha sempre affascinato per la sua storia, per i campioni come Batistuta che ci sono passati, per la sua tifoseria appassionata”.

Cos’ha Vlahovic più di lei e che cosa ha lei più di lui?
“Secondo me ci completiamo. Io attacco di più lo spazio, lui viene più incontro. Mi piacerebbe giocarci insieme”.

Cosa si porta dietro dall’Inghilterra?
“Sono cresciuto a livello umano e professionale. Ho conosciuto una nuova cultura, nuovi usi, ho migliorato di parecchio il mio inglese, che adesso parlo discretamente. A livello calcistico ho imparato un nuovo modo di giocare, con ritmi di gioco diversi, più intensi, dove si attacca molto di più, senza paura di allungarsi. In Premier non si indietreggia, si avanza”.

Perché al Wolverhampton non è andata bene?
“Molti dicono che non mi sia ambientato. Falso. La verità è che l’allenatore, Espirito Santo, aveva il suo gruppetto di fedelissimi, quelli con cui era stato promosso, dal quale non derogava. Era fissato sui suoi undici, e gli altri non li vedeva; non soltanto me, tutti. Ho giocato tre partite da titolare e segnato due gol, ma non era cambiato niente. A quel punto son voluto andare via”.

Il suo autoritratto di calciatore.
“Impegno. Dedizione. Fiuto del gol”.

Un difetto che ti riconosci e che sta lavorando per eliminare? Gattuso diceva che deve proteggere di più la palla.
(sorrisino) “Ma io credo di saperlo fare… Poi certe volte è dovuto anche al fatto… Non so come spiegare”.

Ci provi.
(sembra cercare le parole giuste, dall’esterno gli consigliano di non fare polemiche, la risposta che segue è perciò politicamente corretta) “Ho qualche lacuna, che posso colmare con la personalità e il lavoro”.

Il suo autoritratto di uomo.
“Vero. Generoso. Testardo” (gli amici presenti: “E permaloso”).

È permaloso?
“Quando perdo e mi prendono in giro. Impazzisco”.

Ha detto una volta: papà mi sopporta. Quando diventa insopportabile?
“Dopo una sconfitta, appunto. Lui capisce, e lascia passare un’oretta prima di chiamarmi. Poi usa le parole giuste per calmarmi”.

Qual è la cosa detta sul suo conto che più la fa incazzare?
“Quando dicono che sono solo uno da area di rigore”.

Un altro difetto che si riconosce?
“Mi arrabbio troppo con me stesso”.

In cosa è testardo?
“Sulle mie decisioni. Quando ne prendo una, non cambio mai idea”.

E se poi si accorge di aver sbagliato, è capace di chiedere scusa?
“Sì. Anche a me stesso”.

Come le piace spendere i suoi soldi?
“In vacanze al mare. Ne ricordo una a Dubai: spettacolare. E poi gli orologi: ne ho soltanto due, ma preziosi”.

Metta in fila i tre centravanti più forti del mondo…
“Lewandosvski. È il più forte per la tranquillità, la naturalezza con cui fa le cose. Higuain: gioca di squadra, facilità di smarcamento, di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Infine Lautaro: ci assomigliamo un po’ per determinazione e spirito di sacrificio. E poi c’è Ibra, ma lui è fuori categoria. Lui sa e può far tutto”.

Cutrone, cos’è il gol per lei?
“Una dipendenza. Perciò spero di farne tanti”.

https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Fiorentina/21-02-2020/io-milan-fiorentina-desiderio-chiedero-maglia-ibra-3601125064430.shtml

“I used to practise shooting against my Grannies!”Patrick Cutrone reveals unorthodox upbringing

  • Patrick Cutrone joined Wolves from AC Milan for £16million in the summer 
  • The Italian came through the ranks at Milan but was told he was not wanted
  • He has scored two goals in 17 appearances in all competitions for his new club  

By TOM COLLOMOSSE FOR THE DAILY MAIL

PUBLISHED: 22:31 GMT, 5 November 2019 | UPDATED: 22:56 GMT, 5 November 2019

Patrick Cutrone had an unusual way of honing the skills that made him a first-team regular for AC Milan by the age of 19.

His family home was in the village of Parè, close to Lake Como and 25 miles from Milan. There, the five-year-old Patrick — nicknamed ‘Pokemon‘ by his older brother Christopher because he enjoyed the card games of the Japanese cartoon series — would deploy one of his grandmothers, Mafalda and Giuseppina, as a goalkeeper in the living room as they waited for his parents to return from work.

‘I was always at home with my grandmothers when I was little and they liked to play football,’ smiles Cutrone, in his first major interview since his £16million move from Milan to Wolves

Wolves forward Patrick Cutrone reflected on the summer that turned his life upside down
Wolves forward Patrick Cutrone reflected on the summer that turned his life upside down

‘I would take shots and they would save them. My parents would get angry with me because I would break the odd vase during these games — but my grandmothers were good goalkeepers!’

Speaking at Wolves’ training base, Cutrone is reflecting on the summer that turned his life upside down.

The 21-year-old had joined Milan, the team he supported, at seven, and progressed rapidly to make his competitive debut when he was 18. Premier League clubs showed interest when he was 16 but there was no reason to accept it. Cutrone was young and his career path appeared clear.

Suddenly, he was told he was not wanted. Milan had an offer from Wolves and to give them a more competitive transfer budget they accepted.

Cutrone grew up in the village of Pare, close to Lake Como and 25 miles from Milan
Cutrone grew up in the village of Pare, close to Lake Como and 25 miles from Milan
The forward came through the ranks at AC Milan but was suddenly told he was not wanted
The forward came through the ranks at AC Milan but was suddenly told he was not wanted

‘At a certain point they put me in a position where I said, “OK, I have to leave”,’ he explained. ‘Now I don’t know how to explain what happened, but after I’d spoken to the club I took this decision.

‘I was aware of Wolves’ interest and I chose them straight away. In life, you have to make decisions. I was in that situation, which was disappointing because I had a great connection with my team-mates at Milan and the fans really loved me. It was nice to receive messages from supporters, team-mates, as it meant I had left something positive behind. I knew a bit about Wolves and I’d always had a little dream about playing in England.

‘It’s my first experience away from home. Before now, I’d always been close to home, close to the training ground, so there was a period of adaptation, which is normal. I was always attracted by the idea of playing abroad and I was excited to try something new. I’m happy.

‘But I’ve left the place I grew up in, far from my parents, my friends, my brother, my grandparents, my girlfriend, so there is a bit of disappointment. They’re still close to me, even though I’m in another country. We have a wonderful connection and find time to see each other at weekends or during international breaks.’

Cutrone admits it was tough to leave his friends, family and girlfriend in another country
Cutrone admits it was tough to leave his friends, family and girlfriend in another country

Until that summer meeting with the Milan hierarchy, his life had been all Milan — training sessions after school, idolising the stars of the past.

‘I had posters of former Italy strikers Filippo Inzaghi and Marco Borriello. I watched YouTube videos of Marco van Basten and George Weah. I remember the 2007 Champions League final win over Liverpool, but not so much Istanbul 2005 — thankfully. I’ll always be a Milanista.

‘Since coming to Wolves, I’ve seen videos of Steve Bull, of what he did at Wolves and Italia 90. It would be great to meet him.’

Living in an area containing many Milan fans, Cutrone was a local hero. A cafe even renamed his favourite ice-cream flavour — cream and nutella — the ‘Cutrone ice-cream’. At 19, he scored the winner against Inter Milan, a 1-0 victory in the Italian Cup in December 2017. ‘I didn’t sleep for days after that,’ he remembers.

The 21-year-old is nothing but enthusiastic about his future with his new club in the Midlands
The 21-year-old is nothing but enthusiastic about his future with his new club in the Midlands

For all the positive words — and Cutrone is nothing but enthusiastic about his new club — it is important to remember the upheaval in his life. The forward is so close to his parents, that until the summer he was still living under the same roof as them.

His affection is represented by a tattoo on each arm, one showing his immediate family on the shores of Lake Como, the other depicting his grandparents. The family have attended some games — his father saw the 1-1 draw with Southampton.

Perhaps it is no surprise, then, that Cutrone is still finding his way in English football. Two goals in 17 appearances — one in the 5-2 home defeat by Chelsea on September 14 and the other in the EFL Cup defeat by Aston Villa last week — means he still has work to do to convince coach Nuno Espirito Santo to change his first-choice attacking partnership of Raul Jimenez and Diogo Jota.

‘I’m calm about it,’ Cutrone insists. ‘I’ve always scored goals in my career. We’ve shown with recent results what a good team we are and that we can compete with anyone. I’m starting to settle here and I feel loved by the fans and my team-mates. Goals will come.’

Cutrone is still finding his feet, scoring two goals in 17 appearances in all competitions so far
Cutrone is still finding his feet, scoring two goals in 17 appearances in all competitions so far

https://www.dailymail.co.uk/sport/football/article-7653337/I-used-practice-shooting-against-Grannies-Patrick-Cutrone-reveals-unorthodox-upbringing.html

LAZIO-MILAN, BIANCHESSI: “CUTRONE BOMBER DI RAZZA”

IL RESPONSABILE DEL SETTORE GIOVANILE BIANCOCELESTE HA RILASCIATO ALCUNE PAROLE

LAZIO MILAN BIANCHESSI / Dopo undici anni di MilanMauro Bianchessi la scorsa estate è diventato il nuovo responsabile del settore giovanile Lazio. Grande scopritore di talenti, Bianchessi ha rilasciato alcune dichiarazioni prima del big match di domenica pomeriggio tra biancocelesti e rossoneri: “I miei ragazzi non li vedrò mai come avversari. Li ho voluti, siamo cresciuti insieme, abbiamo passato assieme momenti di felicità e momenti difficili. C’è affetto, a prescindere – le sue parole riportate da ‘Tuttosport’ – Gigio era, è e sarà un fenomeno. CalabriaLocatelli Cutrone dovranno essere bravi a confermarsi a questi livelli, ma non ho dubbi sul fatto che ci possano riuscire. Donnarumma è un milanista vero. A 14 anni ha scelto il Milan e a 16 ha rifiutato tante offerte dall’estero. Oggi ha un contratto pari al suo valore. Mi sarei aspettato la fascia da capitano, ma è un mio pensiero”.

CUTRONE – “Patrick è un bomber di razza. E’ da quando aveva 14 anni che dico che sarebbe diventato uno dei migliori attaccanti italiani. Qualcuno allora sorrideva ironicamente, ora parlano i fatti. E sono sicuro che darà filo da torcere a Kalinic e André Silva, che non sono costati poco. Quanto è costato al Milan? Millecinquecento euro”.

L’ADDIO – “Quando si cambia la proprietà di un club, è giusto che i nuovi proprietari scelgano le persone ritenute più utili al loro progetto. In passato ho rifiutato proposte importanti. Ora sono felice di essere alla Lazio. Pur di poter arrivare qui, ho rinunciato a due anni di contratto che avevo col Milan. Mi hanno voluto fortemente e di questo ringrazio il presidente Lotito. C’è molto lavoro da fare, ma statene certi: tra due-tre anni raccoglieremo i frutti di quanto seminato”.

LOCATELLI AND CUTRONE IN UNDER 19

The red and blacks Cutrone and Locatelli are ready for European U19 Finals.

For European Under 19 Championship Finals, scheduled in Stuttgart from July 8 to 25, the Federal Technician Paolo Vanoli summoned two red and blacks: Patrick Cutrone and Manuel Locatelli. The Azzurri entered in Group A and will challenge Germany on July 11th , Austria on July 14th and Portugal on July 17th.