Magni: “Gigio vuol restare, ha rinunciato a tanti soldi per il Milan. Vi spiego la parata su Rugani”

Contro la Juventus era stato praticamente inoperoso per 77 minuti, poi Gianluigi Donnarumma ha deciso di vestire i panni di Superman e disinnescare con un riflesso mostruoso un colpo di testa di Rugani, impedendo allo juventino di segnare il 3-3. La redazione di MilanNews.it ha contattato Alfredo Magni, il primissimo allenatore di Gigio in rossonero. Con l’ex preparatore dei portieri di Brescia e Milan abbiamo parlato delle performance, della personalità e di quello che sarà il futuro del numero 99 del Diavolo.

Ci può spiegare tecnicamente la parata su Rugani?
Impressionante. Gigio ha una reattività incredibile nonostante la sua grande struttura fisica e capisco che possa impressionare chi non ha avuto il privilegio di vederlo quotidianamente per anni per la facilità con cui compie queste parate. Dal punto di vista tecnico, parlando con linguaggio specifico, posso dire che lui è stato bravissimo a non ‘aprirsi’ con il corpo (a tener fermo le spalle, ndr), a non allontanarsi per creare squilibrio con la gamba esterna e a fare una ‘first’ (una prima spinta, ndr) da paura. E una parata da compiere vicino al corpo, spesso. è anche più complicata da gestire rispetto ad effettuarne una quando ci si può distendere completamente, perchè quando il pallone è così a ridosso devi essere molto bravo a non aprirti. Se anche il colpo di testa di Rugani fosse stato più incrociato l’avrebbe comunque preso, perchè aveva puntato bene la gamba esterna e da lì non si è mosso ed è stato velocissimo ad andare giù. Una grande parata che si aggiunge ad una serie già lunga“.

La crescita di Gigio è stata continua in questi anni e nella sfida contro la Juventus ha fatto ciò che devono fare i portieri delle grandi squadre: salvare le rarissime conclusioni che arrivano verso la porta.
Sono d’accordo. Queste qualità si evidenziano con l’esperienza. Stiamo parlando di un ragazzo di 21 anni che ha già fatto oltre 200 partite. Gigio è stato precoce anche nell’apprendere come gestire con tranquillità le situazioni in porta. Non potrà che crescere con il tempo sia dal punto di vista tecnico che emozionale. A 16 anni appena compiuti giocò davanti a 90mila persone all’Allianz Arena: giocava con grande conoscenza, perchè erano situazioni provate quotidianamente in allenamento. E’ un processo normale di crescita il suo. Ciò che non è normale è che a 21 anni abbia già fatto ciò che ha fatto lui. E per la sfortuna di noi milanisti non ha ancora avuto la possibilità di giocare in Champions League, altrimenti staremmo parlando di un portiere ancora più grande. Sarà ricordata la vicenda di Gigio, ci renderemo conto tra molti anni di quello che sta succedendo con lui. Non è una cosa normale e nemmeno straordinaria, ma unica“.

C’è ancora qualcosa di Gigio che riesce a sorprenderla?
Non mi sorprende nulla, conoscendolo benissimo. Quello che la gente non ha ancora ben chiaro è che lui è un professionista con la testa sulle spalle, ma non solo. E’ un ragazzo serio e determinato, sensibile e buono. Quello che lui fa è frutto della sua dedizione, oltre che del suo immenso talento. Un ragazzo di 21 anni può anche essere distratto. Invece lui, da quando venne con me per la prima volta a 14 anni fino ad adesso ha mantenuto umità e spirito di sacrificio, che lo contraddistinguono. Niente gli sarà precluso se continuerà a mantenere questa mentalità. Spero che le cose per il Milan vadano benissimo in futuro, in modo che la squadra torni a giocare palcoscenici più prestigiosi e che lui possa mettersi in mostra anche lì“.

Le vicende dell’estate 2017 con il tira e molla sul rinnovo di contratto e le conseguenti critiche e contestazioni, hanno ulteriormente forgiato il carattere di Donnarumma?
Non credo. Lui è stato molto fortunato, perchè se non avesse avuto alle spalle una famiglia molto equilibrata alle spalle con grandissimi valori, a cui lui si è potuto aggrappare, non l’avrebbe superata tutta quella vicenda. In quel periodo in Italia in qualsiasi luogo non si parlava di altro che di Gigio. Senza tutto quel caos avrebbe probabilmente avuto delle performance migliori e avrebbe vissuto delle situazioni in maniera diversa. A livello personale, magari, quella situazione gli è servita per capire che non è detto che le persone si comportino allo stesso modo di come tu ti comporti con loroE poi c’è una cosa che non mi piace che viene rinfacciata spesso a Gigio“.

Ovvero?
Lui è un top player, che può sbagliare come tutti gli altri. Invece, quando sbaglia lui, gli viene sempre rinfacciato quanto guadagna. E questo mi dà enormemente fastidio“.

Tra un anno il contratto di Donnarumma scadrà e nel giro di giorni/settimane la questione rinnovo di contratto tornerà strettamente d’attualità: finirà con un prolungamento di contratto anche questa volta?
Gigio per il Milan ha rinunciato a tanti soldi e se il Milan lo metterà in condizione di poter rimanere, penso che la sua volontà di restare sia chiara. Poi, chiaramente, non dipende solamente da lui. Ha già fatto in passato scelte forti, però ci sono tante variabili. Se non penso che prima o poi Donnarumma deciderà di provare un’altra esperienza lontano dal Milan? Non lo so, perchè dipende da persona a persona. In passato ha avuto questa possibilità, ma ha preferito rinnovare con il Milan. Essendo anche cresciuto rispetto a tre anni fa, sicuramente lui adesso si sente più responsabile nei confronti della squadra che lui ama sin da bambino. E poi si trova bene, non solo al Milan, ma a Milano in generale“.

https://www.milannews.it/esclusive-mn/esclusiva-mn-magni-gigio-vuol-restare-ha-rinunciato-a-tanti-soldi-per-il-milan-vi-spiego-la-parata-su-rugani-377020

Costacurta: “Il calcio è cambiato. Impostare conta più di marcare”

L’ex difensore del Milan: “Oggi certi interventi mi fanno mettere le mani nei capelli…”

G.B. Olivero4 luglio – 09:33 – MILANO

Il soprannome resiste: anche per i bimbi che ovviamente non l’hanno mai visto giocare se non su Youtube o nelle immagini d’archivio, Alessandro Costacurta è Billy.

Zlatan Ibrahimovic verso un posto da titolare nella trasferta del Milan contro la Lazio. E' il re indiscusso dei social: i migliori meme

Le caramelle, gli orsi e i telefoni: i migliori meme su Ibra

2Leggi i commenti

Ed è bello che sia così. Ma questa è una delle pochissime concessioni al passato: Costacurta guarda sempre avanti, gli succedeva in campo quando seguendo Sacchi modificò il suo modo di intendere il calcio e gli succede anche adesso, da osservatore attento e analista lucido. Però, pur comprendendo e apprezzando la svolta “giochista” del nostro calcio, Alessandro non nega che a volte certi interventi difensivi “mi fanno mettere le mani nei capelli”.

Costacurta, in Italia non è più così difficile segnare. Perché?

“Gli allenatori cercano difensori propositivi, che non significa che siano scarsi nella distruzione della manovra avversaria ma che tra le loro qualità principali ce ne sono altre. Pensi a Bonucci: è favoloso nell’impostazione, meno nella fase difensiva, ma è uno dei pochissimi difensori della A che giocherebbe in qualunque club del mondo. Oltre a Bonucci la Juve ha in rosa anche l’altro prototipo del difensore, ossia il marcatore classico: Chiellini ha sicuramente meno qualità tecniche, ma resta il miglior difensore d’Europa. Partendo da Leo e Giorgio, si va a cascata. Il Sassuolo, ad esempio, ha difensori che danno il meglio in fase di impostazione e questo vale per altre squadre. Il livello di tattica individuale dei giocatori è calato e al contempo gli allenatori stanno provando a fare un gol in più degli avversari e non a prenderne uno in meno. Il risultato di tutto questo è che in Italia si segna più che in passato”.

Il ruolo del difensore è cambiato sensibilmente negli ultimi anni?

“Assolutamente. Io esordii a 20 anni, adesso sarebbe più difficile. Ho maturato una certa fiducia in fase di impostazione intorno ai 30 anni, prima ero un difensore e basta. Ma il calcio è cambiato, Guardiola preferisce arretrare in difesa un centrocampista bravo piuttosto che schierare un difensore che non lo convince con i piedi. Negli anni Novanta le priorità erano diverse”.

Billy Costacurta, oggi commentatore di Sky, 54 anni. Lapresse

Billy Costacurta, oggi commentatore di Sky, 54 anni. Lapresse

Il controllo dello spazio e della palla, praticamente un mantra, fanno passare a volte in secondo piano la vecchia e sana marcatura? Ripensi al gol di Suarez in Barcellona-Liverpool 3-0: perfino Van Dijk, uno dei più grandi difensori in attività, si perse completamente la marcatura facendosi attrarre dalla palla.

“C’è questo rischio, ma in allenamento si può e si deve migliorare. In quell’azione Van Dijk probabilmente ha la percezione di poterci arrivare comunque, accadeva anche a me quando mi sentivo molto in forma. Mi ricordo un insegnamento di Sacchi: mi diceva di non aspettare mai il movimento o il contro-movimento dell’attaccante, ma di andare a cercarlo. Molti difensori guardano la punta, ma poi restano fermi. Faccia caso a quello che succede sui cross: a noi era stato insegnato di andare a toccare l’avversario per sbilanciarlo, adesso lo fanno in pochi”.

D’altronde una volta il difensore sembrava completamente a suo agio dentro l’area. Adesso non è più così: magari non ha problemi a uscire e fare pressione, ma poi se deve controllare un uomo vicino alla porta iniziano i guai.

“Il problema è il concetto di marcatura a zona che spesso viene travisato. Difendere a zona significa che marchi chi entra nella tua zona, non che resti fermo lì. Chi arriva in terzo tempo, ad esempio, devi andare a prenderlo altrimenti come lo fermi? Noi del Milan in area eravamo più bravi e poi alzando la linea abbiamo migliorato il meccanismo di protezione della profondità. Adesso le difese vanno in difficoltà se lasciano metri alle loro spalle”.

L’uscita da dietro spesso genera problemi. È davvero sempre necessaria?

“Gli allenatori si nascondono dietro alla parola mentalità ed è anche comprensibile. Ma non tutti possono fare fraseggio nella loro area. Baresi a volte diceva: “Ci vengono a pressare? Bene, buttiamola là, sulle punte”. Noi avevamo Van Basten e Gullit, certo, ma l’idea è di fare qualcosa di utile che sorprenda gli avversari”.

Billy con Franco Baresi

Billy con Franco Baresi

Si è perso il gusto di non far tirare l’avversario? La super difesa del grande Milan o la BBC della Juve trasmettevano un certo godimento nell’impedire proprio la conclusione oltre che il gol.

“Ai miei tempi con i compagni c’era la gara a chi faceva più anticipi: io li contavo sempre e, se ne avevo fatti un buon numero, mi dicevano bravo. Adesso i difensori sono più preoccupati dall’evitare un tunnel, come fosse un’onta. E’ un approccio diverso, che però spiega molte cose”.

Teme che il concetto di marcatura si sia un po’ perso anche nei settori giovanili?

“Il rischio c’è. Ma il gioco va in quella direzione. Non dico che sia sbagliato, è un’interpretazione diversa. Lo spettacolo richiede certe caratteristiche. Io non sono contrario, però quando vedo certi errori in marcatura mi metto le mani nei capelli”.

In Italia sta accadendo ciò che è sempre accaduto in Spagna (e viceversa). Stiamo modificando la filosofia?

“Sì, sta cambiando la nostra mentalità anche per la richiesta che arriva dalla gente e dall’opinione pubblica. Tanti allenatori hanno quest’idea di calcio in testa, si cerca di aggredire alti anche a costo di concedere. Però difendere bene è sempre una bella cosa”.2Leggi i
commenti
Calcio:
tutte le notizie

4 luglio – 09:33

https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/03-07-2020/serie-a-costacurta-il-calcio-cambiato-impostare-conta-piu-marcare-380100083776.shtml